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Italy
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Mario Fabbri
Italian judge

Mario Fabbri

The basics

Quick Facts

Intro
Italian judge
Places
Work field
Gender
Male
Place of birth
Macerata, Italy
Place of death
Belluno, Italy
Age
86 years
The details (from wikipedia)

Biography

Mario Fabbri

Mario Fabbri (Macerata, 14 dicembre 1932 – Belluno, 6 maggio 2019) è stato un magistrato italiano, ricordato come il giudice istruttore che avviò il processo penale per il disastro del Vajont.

Biografia

I primi anni

Mario Fabbri nacque a Macerata il 14 dicembre 1932. Durante la guerra, il padre Castore, capostipite della famiglia, fu deportato in Germania dai nazisti e ucciso in un campo di prigionia. Il fratello maggiore Antonio, nato a Camerino il 1° settembre 1921 e allora studente di giurisprudenza, fu sottotenente partigiano del battaglione Fazzini dal 9 settembre 1943 e non scappò per aiutare i compagni feriti, venendo catturato e fucilato con altri partigiani dai tedeschi a Camerino il 24 giugno 1944, in una delle più sanguinose rappresaglie naziste nelle Marche, sei giorni prima della liberazione.

La carriera

Conseguì il diploma di maturità classica al Leopardi nel 1951, e la matricola di giurisprudenza con una borsa di studio annuale per gli studenti meritevoli e bisognosi. Iniziò anche a collaborare con il Resto del Carlino, una cronaca giudiziaria locale di Fernando Scattolini, per la quale seguì il processo in assise contro i partigiani che a Lugo di Romagna avevano partecipato all'eccidio dei conti Manzoni. Il fratello minore Delio (Macerata, 30 aprile 1938 - Milano, 6 luglio 2018) fu amministratore delegato della Sme, la finanziaria alimentare dell'Iri, e poi fra i primi del consiglio di amministrazione della Ferrero.

Nel 1953 vinse il concorso nazionale per cancelliere, che esercitò alle preture di Rovigo e di Nereto. Tre anni dopo si laureò in giurisprudenza all'università di Macerata, discutendo una problematica tesi sul Concordato con Attilio Moroni, il professore di diritto canonico, suscitando polemiche nella commissione per aver messo in bibliografia il Vangelo secondo Matteo e Il Capitale di Karl Marx. Il 10 aprile 1959 vinse il concorso in magistratura. Nel 1960 fu uditore giudiziario al tribunale di Macerata, pretore a Rovigo e, il 10 aprile 1961, giudice al tribunale di Belluno.

Il caso del Vajont

Mario Fabbri (a destra) e Arcangelo Mandarino nel 1963.

Dal 15 febbraio 1964 al 21 febbraio 1968, condusse praticamente da solo e con grande caparbietà l'istruttoria formale sul disastro del Vajont in un vero scontro Davide contro Golia, per cercare di dare giustizia alle duemila persone spazzate via dall'onda alzata dalla frana del monte Toc, raccogliendo un'enorme documentazione con sequestro giudiziario presso la SADE, l'Enel, il Ministero dei lavori pubblici, il Genio civile di Belluno e di Udine, le prefetture di Belluno e di Udine, i comuni di Longarone e di Erto e Casso, la provincia di Belluno, l'osservatorio geofisico di Trieste, l'istituto di idraulica e costruzioni idrauliche dell'università di Padova, la società telefonica delle Venezie, i professori Giorgio Dal Piaz ed Edoardo Semenza a partire dal 12 ottobre 1963, superando forti pressioni politiche e grandi difficoltà d'indagini, anche tecniche.

Risultò decisiva, per individuare le responsabilità penali connesse con la catastrofe, la sua decisione di far ripetere una perizia idraulico-geologica, ingaggiando un nuovo collegio di esperti geologi in Francia e in Svizzera, in particolare Floriano Calvino, fratello minore dello scrittore Italo e assistente professore dell'università di Padova, che una volta gli aveva rilasciato una perizia, da lui giudicata obiettiva, sullo schiacciamento di un operaio in una cava vicino a Belluno. Giovanni Leone, il parlamentare democristiano dalla parte degli imputati che sostenne l'imprevedibilità della catastrofe, con i dieci miliardi di lire dell'Enel per i risarcimenti, tentò un accordo in cambio che la questione passasse da penale a civile, ma Fabbri evitò ogni tipo di compromesso e non cedette il passo a magistrati più anziani per l'istruttoria.

Dopo un lavoro molto tenace e coraggioso, con la requisitoria elaborata dal pubblico ministero Arcangelo Mandarino, chiuse l'istruttoria sul Vajont durata quattro anni, depositando una sentenza di rinvio a giudizio a vario titolo di undici tra vertici della SADE, progettisti e tecnici, e riuscì a ottenere due sole condanne definitive in Cassazione, portandosi dentro il peso del suicidio, annunciato, di uno degli imputati, Mario Pancini. Citò il libro della Genesi sul diluvio universale in epigrafe alla sentenza di 458 pagine per descrivere il disastro: Quel giorno le acque irruppero.

Gli ultimi anni

A processo concluso, ricevette una lettera per via gerarchica dal presidente della Corte d'appello, che lesse la sua istruttoria, nella quale lo proponeva per un elogio solenne al Consiglio superiore della magistratura. Attese una decina d'anni e, dopo che le carte del processo superarono l'esame contabile, ricevette una lettera dal Consiglio superiore, che però conteneva 120 addebiti a suo carico, tutti infondati. Telefonò ad un magistrato del Consiglio, il quale gli disse che loro non c'entravano nulla: tutto proveniva dal gabinetto del ministero da un certo Zoli, poi risultato appartenere alla loggia massonica deviata P2. Il procedimento si concluse con l'assoluzione sua e del pubblico ministero Fabio Saracini.

Alla fine degli anni ottanta, incontrò Giovanni Falcone, un altro grande magistrato con la stessa ostinazione nel perseguire i principi come tutela dei diritti e della giustizia sostanziale, del pool antimafia di Palermo, e parlarono insieme in un convegno sulla legalità a Venezia. Il 17 marzo 1987 il tribunale di Belluno, con collegio presieduto da Fabbri, quantificò il prezzo dei morti del Vajont. Fu tra i soci fondatori dell'Associazione Tina Merlin, legato profondamente dalla grande amicizia con la giornalista del Vajont e la sua famiglia.

Fece parte dell'Anpi, nei cui valori democratici e di sinistra credeva fortemente dopo la perdita del padre e del fratello nella persecuzione nazifascista, ma non fu mai militante di sinistra e mise da parte le sue idee politiche quando entrò in magistratura. Fedele difensore della Costituzione, ritenne sempre il suo impegno civile diretta conseguenza della storia famigliare. Fu tra i magistrati che, col loro lavoro quotidiano, consentirono la progressiva costituzionalizzazione del sistema normativo di chiara impostazione fascista. Accolse con favore la progressiva democratizzazione dello stato, con altre riforme a partire dal diritto di famiglia e dal divorzio, battaglia a cui diede il suo esplicito sostegno.

Fu in pensione a Belluno dal 29 ottobre 2002, dopo essere stato, sempre in Veneto, giudice di tribunale, procuratore capo dopo Mandarino e presidente della commissione tributaria regionale.

La morte

Dopo una lunga malattia, morì all'ospedale San Martino di Belluno, dove era ricoverato da qualche tempo, il 6 maggio 2019, all'età di 86 anni, ed è sepolto nel cimitero urbano di Prade.

Vita privata

Nel 1959 sposò Maria Luisa Paolini, conosciuta alla festa di San Giuliano del 1953, durante una corsa motociclistica alla quale capitò che assistessero insieme, ed ebbe tre figli: Antonio, Antonella e Andrea.

Onorificenze

Dal 9 ottobre 1998, trentacinquesimo anniversario della catastrofe, fu cittadino onorario di Longarone.

Il 20 maggio 2011, quando tornò a Macerata, gli fu attribuito Il Glomere, prima edizione, per la tenacia, l'impegno civile e il rigore professionale con cui aveva svolto il suo lavoro di magistrato, e soprattutto per aver condotto, praticamente in solitudine e misurandosi con uno dei più influenti potentati economici italiani, l'istruttoria del Vajont.

Il 27 luglio 2013, a Longarone, gli venne consegnato il premio speciale Pelmo d'Oro della giunta provinciale nel ricordo del Vajont.

Nei media

Televisione

  • Dossier Vajont - Una tragedia annunciata, documentario del 1996, intervistato.
  • Vajont, una tragedia italiana, documentario del 2015, interpretato da Alvaro Gradella e intervistato.

Bibliografia

  • Maurizio Reberschak, Il grande Vajont, 2013ª ed., Cierre,Immagini.

Voci correlate

  • Disastro del Vajont
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