Felice Mastrangelo
Quick Facts
Biography
Felice Mastrangelo (Montalbano Jonico, 6 aprile 1773 – Napoli, 14 ottobre 1799) è stato un patriota italiano.
Biografia
Nato da Maurizio, medico, e Vincenza Izzo, ricevette i primi insegnamenti nel suo paese natale dall'abate Nicola Maria Troyli, lo stesso che avviò allo studio un altro patriota montalbanese: Francesco Lomonaco. Mastrangelo si spostò in seguito a Napoli, studiando medicina e, dopo la laurea conseguita nel 1792, venne arruolato nell'esercito borbonico, partecipando alle campagne antifrancesi ma disertò a causa delle sue idee giacobine. Ritornato a Montalbano, quando i giacobini partenopei avevano instaurato la Repubblica, Mastrangelo iniziò a divulgare gli ideali repubblicani, servendosi del palazzo di una gentildonna locale, Rachele Cassano, che divenne una vera e propria sala patriottica in cui parteciparono numerosi sostenitori del nuovo governo.
Mastrangelo ricevette la nomina di generale del Dipartimento del Bradano, che comprendeva i comuni pugliesi di Altamura, Molfetta, Bisceglie, Trani, Barletta e i comuni lucani di Montepeloso, Potenza, Marsiconuovo, Montemurro, Stigliano e Pisticci. Venne inviato a Matera, affiancando il sacerdote Nicola Palomba di Avigliano, nuovo governatore della città. Con l'avanzata dell'esercito sanfedista di Fabrizio Ruffo e con il ritorno di Matera al potere borbonico, Mastrangelo e Palomba furono costretti a fuggire ad Altamura, ancora in mano ai repubblicani.
Egli entrò subito in attrito con le scelte della Municipalità, che voleva evitare lo scontro diretto con i borbonici e tentare di coinvolgerli, pacificamente, nel nuovo sistema politico. Mastrangelo e Palomba, non trovando soluzioni più equilibrate, adottarono una politica intransigente, caratterizzata da processi e minacce di pubbliche esecuzioni capitali, che generarono clima di diffidenza reciproca tra i membri della Municipalità e i due commissari dipartimentali. Nel frattempo, da Matera, sotto il controllo sanfedista, giunsero minacce alla roccaforte giacobina. Lo scontro con l'esercito borbonico era oramai imminente e la città formò un esercito di 1.000 uomini mal equipaggiati, che dovette fronteggiare un'armata di 20.000 soldati.
Davanti ad una sconfitta inevitabile, la fazione giacobina uccise i prigionieri borbonici catturati durante gli scontri con Matera. Con la conquista di Altamura ad opera dei sanfedisti, Mastrangelo e Palomba fuggirono a Napoli, dando la possibilità di scappare anche a tutti i cittadini che lo desiderassero, dando l'ordine di aprire le porte delle mura. I pochi impavidi rimasti vennero sterminati dai soldati di Ruffo, i quali si diedero anche a razzie. La latitanza di Mastrangelo fu di breve durata e, una volta catturato, fu condannato a morte nella piazza del Mercato a Napoli, assieme a Palomba. L'esecuzione capitale avvenne il 14 ottobre 1799 e, nei suoi ultimi istanti di vita, Mastrangelo urlò: «muoio libero». Venne sepolto nella Chiesa di Sant'Alessio.
Note
Voci correlate
- Repubblica Napoletana (1799)
- Rivoluzione di Altamura
- Repubblicani napoletani giustiziati nel 1799-1800