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Alberto Cavaciocchi
Generale italiano

Alberto Cavaciocchi

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Generale italiano
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Gender
Male
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AquariusAquarius
Birth
31 January 1862, Turin, Italy
Death
3 May 1925, Turin, Italy (aged 63 years)
Age
63 years
Awards
Military Order of Savoy
 
knight of the Order of Saints Maurice and Lazarus
 
The details (from wikipedia)

Biography

Alberto Cavaciocchi
NascitaTorino, 31 gennaio 1862
MorteTorino, 3 maggio 1925
Dati militari
Paese servito
Forza armataRegio Esercito
ArmaArtiglieria
Fanteria
Anni di servizio1881-1919
GradoTenente generale
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
BattaglieBattaglia di Caporetto
Comandante diXXVI Corpo d'armata
IV Corpo d'armata
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino
Pubblicazionivedi qui
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Alberto Cavaciocchi (Torino, 31 gennaio 1862 – Torino, 3 maggio 1925) è stato un generale italiano. Fu per alcuni anni apprezzato direttore dell'Ufficio Storico dell'Esercito, dove completò la pubblicazione di numerosi volumi dedicati alle vicende del Risorgimento, come Relazione e rapporti finali della campagna del 1848 e del 1849, Completamento della campagna del 1866 e La campagna italiana del 1859. Partecipò alla guerra italo-turca, dove si distinse particolarmente, e in seguito alla prima guerra mondiale. Durante la battaglia di Caporetto comandò il IV Corpo d'armata, una delle unità inizialmente travolte dall'attacco austro-tedesco.

Biografia

Nacque a Torino il 31 gennaio 1862, e in giovane età entrò come allievo nel Collegio di Firenze, passando successivamente a frequentare la Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino, dalla quale uscì nel 1881 con il grado di tenente assegnato all'arma di artiglieria. Tra il 1887 e il 1888 frequentò con eccellenti risultati la Scuola di guerra dell'esercito e nel 1889 entrò nel Corpo di Stato maggiore. Promosso al grado di capitano l'11 ottobre 1888, abbandonò l'artiglieria per passare alla fanteria. Promosso maggiore, prestò servizio presso il 41º Reggimento fanteria "Modena".

A partire dal 1903 divenne insegnante di organica presso la Scuola di guerra, rimanendovi fino al giugno 1906, assumendo poi l'incarico di Capo dell'Ufficio Storico dell'Esercito fino al febbraio 1910. In quell'anno, con il grado di colonnello, assunse il comando del 60º Reggimento fanteria appartenente alla Brigata Calabria. Con lo scoppio della guerra italo-turca avvenuto nel 1911, nel marzo dell'anno successivo partì per la zona di operazioni alla testa del suo reggimento, rimanendo in Libia fino al giugno 1914. Durante il periodo trascorso in Libia comandò la I Brigata mista nelle operazioni per l'occupazione di Zuara e poi la VI Brigata speciale operante nella zona di Tripoli. Nel maggio 1913 passò con la sua Brigata in Cirenaica, prendendo attivamente parte alle operazioni nella zona di Derna e poi di Cirene. Per i suoi meriti venne promosso sul campo al grado di maggior generale e insignito della Croce di Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia e della Medaglia d'argento al valor militare. Al ritorno in Patria assunse dapprima il comando della Brigata Brescia, e quindi l'incarico di direttore dell'Istituto Geografico di Firenze (agosto 1914). Con l'entrata in guerra del Regno d'Italia, il 24 maggio 1915, divenne Capo di stato maggiore della 3ª Armata, agli ordini di S.A.R. il Duca 'Aosta. Nel luglio dello stesso anno divenne comandante della 5ª Divisione, incaricata della difesa dell'importante settore Valtellina-Val Camonica, e il 1º ottobre fu elevato al rango di tenente generale. Tra l'aprile e il maggio 1916 condusse con successo il consolidamento della linea italiana, effettuando operazioni offensive ad altissima quota nella zona dell'Adamello. Nel giugno dello stesso anno assunse il comando del XXVI Corpo d'armata, mantenendo tale incarico fino al mese di novembre, quando fu nominato comandante del IV Corpo d'armata, appartenente alla 2ª Armata agli ordini del generale Luigi Capello. Mantenne l'incarico fino al 25 ottobre 1917 quando fu destituito in seguito alla rotta di Caporetto. La sua unità e il contiguo XXVII Corpo d'armata furono investiti in pieno dall'offensiva austro-tedesca, e il IV Corpo d'armata perse gran parte dei propri effettivi nella giornata del 24 ottobre.

L'ex Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito generale Luigi Cadorna, in una confidenza fatta a Versailles al colonnello Angelo Gatti, il 2 febbraio 1918 riconobbe che la sconfitta di Caporetto fu dovuta allo sfondamento effettuato dagli austro-tedeschi sul fronte tenuto dal XXVII Corpo d'armata di Badoglio, ritiratosi in grande disordine, che consentì l'aggiramento delle posizioni tenute dal IV Corpo di Cavaciocchi, ed alla conseguente ritirata del XXIV Corpo d'armata di Caviglia. Il VII Corpo d'armata di Bongiovanni, posto in posizione di riserva, non riuscì ad intervenire per turare l'enorme falla apertasi sul fronte italiano. Secondo quanto dichiarato dal senatore Luigi Albertini al direttore del giornale La Tribuna Olindo Malagodi il 22 aprile dello stesso anno la sconfitta patita dal IV Corpo d'armata era da attribuirsi quasi esclusivamente al comando del XXVII Corpo, che non era intervenuto a coordinare le operazioni appena iniziato l'attacco austro-tedesco. Inspiegabile era il mancato intervento dell'artiglieria in dotazione al XXVII Corpo, che non aveva praticamente sparato un colpo contro le truppe nemiche in avanzata.

Dopo una serie di inchieste interne fu giudicato uno dei responsabili della disfatta da una apposita Commissione d'Inchiesta voluta dal Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando.Il 2 settembre 1919, assieme ad altri comandanti (Luigi Cadorna, Luigi Capello, Carlo Porro), venne collocato a riposo d'autorità. Trascorse gli ultimi anni della sua vita nel tentativo di riscattare la sua azione di comando durante la battaglia. Si deve a quegli anni la compilazione del memoriale Un anno al comando del IV Corpo d'Armata. Il 1º dicembre dello stesso anno indirizzò al Senato una petizione in cui chiedeva il riesame della sua posizione, L'esame della petizione fu demandato ad una apposita commissione composta dai senatori Oronzo Quarta, Guglielmo Pecori Giraldi e Francesco Pistoia, che nella primavera del 1921 terminò il suo lavoro rivedendo parzialmente il giudizio sulle sue responsabilità. A causa di ciò il Ministero della Guerra tramutò il collocamento a riposo in collocamento in ausiliaria. Non ritenendosi ancora soddisfatto si rivolse in successione al Consiglio di Stato, al Ministro della guerra Luigi Gasparotto e infine alla Camera con una petizione del dicembre del 1924, ma senza avere successo.

Si spense improvvisamente nella sua casa a Torino per i postumi di un colpo apoplettico il 3 maggio 1925, lasciando incompiute due importanti opere sulla battaglia di Caporetto: Un anno al comando del IV corpo d'armata e Il IV corpo d'armata alla battaglia di Caporetto.

Durante la sua vita fu un apprezzato autore di opere militari, pubblicando numerosi libri e articoli sulle più prestigiose riviste come: Rivista Militare Italiana, Rivista di fanteria, Rivista di cavalleria, Rivista di Artiglieria e Genio, Memorie Storiche Militari, Nuova Antologia, La vita italiana, e Rivista di Roma.

Onorificenze

— Regio Decreto 16 marzo 1913.
«Comandante di brigata nelle giornate del 18 e 19 giugno 1913 che portarono alla conquista del campo di Ettangi, condusse la sua colonna con fermezza, valore ed abilità, concorrendo efficacemente con le truppe collaterali al conseguimento della vittoria. Ettangi 18-19 giugno 1913
— Regio Decreto 4 giugno 1914.
— 30 maggio 1907
— 9 gennaio 1917
— 29 dicembre 1912

Pubblicazioni

  • Contributo all'esame critico della campagna del 1848, Officina Tipografica di A. Debatte, Livorno, 1899
  • La spedizione anglo-francese in Cina del 1860, Tipografia E. Voghera, Roma, 1900
  • La leggenda della campagna del 1809, Officina Tipografica di A. Debatte, Livorno, 1900
  • 1908: Ratisbona, Essling, Wagram, Casa Editrice Italiana, Roma, 1901
  • Il pensiero di Moltke nell'invasione dell'Alsazia e della Lorena (1870), Tipografia E. Voghera, Roma, 1901
  • La spedizione del Madagascar (1895), Vaccarino, Torino, 1905
  • L'Esercito e il Paese, Tipografia Oliviero e C., Torino, 1906
  • Considerazioni sulle forze coloniali, Tipografia Oliviero e C., Torino, 1906
  • Le prime gesta di garibaldi in Italia, Tipografia E. Voghera, Roma, 1907
  • Le istituzioni militari tedesche: notizie sommarie raccolte dal colonnello Alberto Cavaciocchi e dal maggiore Felice Santangelo, Tipografia Oliviero e C., Torino, 1907
  • L'artiglieria piemontese dal 1806 al 1821 giudicata da un contemporaneo, Tipografia E. Voghera, Roma, 1908
  • Il generale Eusebio Bava, Tipografia E. Voghera, Roma, 1909
  • Ferdinando di Savoia, Duca di Genova, Tipografia E. Voghera, Roma, 1909
  • Leggi militari del Regno d'Italia, Tipografia Oliviero e C., Torino, 1910
  • Istituzioni militari italiane: Sommario, Tipografia Oliviero e C., Torino, 1910
  • Sui metodi di scherma per l'esercito, Tipografia E. Voghera, Roma, 1909
  • La esperienza della guerra d'Algeria (1830-1857), Tipografia E. Voghera, Roma, 1912
  • Il pensiero napoleonico e la guerra mondiale: nel primo centenario della morte di Napoleone I, Stabilimento Poligrafico per l'Amministrazione alla Guerra, Roma, 1821
  • L'impresa dell'Adamello, Arti Grafiche Giachino, Torino, 1923
  • Libia e Algeria, Tipografia Schioppo, Torino, 1924
  • La relazione Cavaciocchi sulla battaglia di Caporetto, P. Astengo (a cura di), Ipotesi, Rapallo, 1982
  • Un anno al comando del IV Corpo d'Armata, A. Ungari (a cura di), Gaspari, Udine, 2006
  • Gli italiani in guerra, A. Ungari (a cura di), Mursia, Milano, 2014

Bibliografia

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Luciano degli Azzoni Avogadro e Gherardo degli Azzoni Avogadro Malvasia, L'amico del re. Il diario di guerra inedito di Francesco degli Azzoni Avogadro, aiutante di campo del Re Vol.2 (1916), Udine, Gaspari editore, 2011, ISBN 88-7541-234-0.
  • Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore. 1860-1922, Bari, Laterza, 1986.
  • Paolo Gaspari, Le bugie di Caporetto: la fine della memoria dannata, Udine, Gaspari Editore, 2011.
  • Angelo Gatti, Caporetto: Dal diario di guerra inedito (maggio-dicembre 1917), Bologna, Società Editrice Il Mulino, 1965.
  • Giorgio Rochat, CAVACIOCCHI, Alberto, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 22, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1979. . Modifica su Wikidata
  • Mario Silvestri, Caporetto, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2003, ISBN 978-88-17-10711-2.
  • Mario Silvestri, Isonzo 1917, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2001, ISBN 978-88-17-07131-4.
  • Mark Thompson, La guerra bianca. Vita e morte sul fronte italiano 1915-1919, Milano, Il Saggiatore s.p.a., 2009, ISBN 88-6576-008-7.
Pubblicazioni
  • Basilio Di Martino, La Fanteria italiana nella Grande Guerra, in Storia Militare, n. 217, Parma, Ermanno Albertelli Editore, ottobre 2011,pp. 49-57, ISSN 1122-5289.
  • Sergio Pelagalli, Esoneri dal comando nella Grande Guerra, in Storia Militare, n. 215, Parma, Ermanno Albertelli Editore, agosto 2011,pp. 17-23, ISSN 1122-5289.

Voci correlate

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The contents of this page are sourced from Wikipedia article on 04 May 2020. The contents are available under the CC BY-SA 4.0 license.
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