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Salvatore Fausto Flaccovio

Salvatore Fausto Flaccovio

The basics

Quick Facts

Places
Gender
Male
Place of birth
Palermo
Place of death
Palermo
Age
74 years
The details (from wikipedia)

Biography

Salvatore Fausto Flaccovio (Palermo, 20 maggio 1915 – Palermo, 28 settembre 1989) è stato un editore italiano.

Biografia

Salvatore Fausto Flaccovio nasce a Palermo il 20 maggio 1915. All'età di sedici anni comincia a lavorare come fattorino presso la cartoleria De Magistris, diretta da Vincenzo Bellotti. Quest'ultimo, resosi ben presto conto del talento nascente di Flaccovio, dopo qualche anno si fa promotore della sua assunzione come banconista alla libreria Ciuni. Qualche anno più tardi, nel 1938, forte dell'esperienza maturata, Flaccovio apre una propria libreria in via Ruggero Settimo n. 37. L'anno successivo fonda la casa editrice Flaccovio Editore.

Nel corso della sua attività di libraio ed editore anima uno dei salotti letterari più importanti di Palermo, con la partecipazione di scrittori ed intellettuali del calibro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Antonino Buttitta, Michele Perriera, Gaetano Testa, Roberto Di Marco e cura le attività di una galleria d'arte, cui con il tempo arriva a dedicare un'ala della sua libreria. Contestualmente, Flaccovio si dedica alla produzione di riviste e periodici di natura non solo culturale, ma anche politica, come le riviste Chiarezza e Politecnico. La sua attività di libraio si amplia e alla libreria di via Ruggero Settimo si aggiungono nel tempo quella sita a Piazza Vittorio Emanuele Orlando e la Libreria Dante di via Maqueda.

Dal suo matrimonio con Alessandra Bellotti nascono quattro figli, due dei quali, Francesco e Sergio Flaccovio, hanno proseguito l'attività paterna sino al 2013.

Salvatore Fausto Flaccovio muore il 28 settembre 1989.

Salvatore Fausto Flaccovio nelle parole degli intellettuali

« Con Fausto abbiamo organizzato mostre collettive e personali, libri, monografie, convegni. Io ho tenuto in libreria la mia prima esposizione nel 1947. E da allora ho sempre sentito una certa fierezza d’avere avuto un battesimo fra i libri e quasi un augurio della cultura. La libreria è stata dunque luogo di incontro delle persone più intelligenti della città e di appuntamento per tutti coloro che venivano a Palermo. “Ci vediamo da Flaccovio” è un modo di dire palermitano. Con tutti i frequentatori si stabiliva un'aria familiare, un'amicizia sincera, uno spirito di collaborazione; c'era sempre un lavoro da ideare, un articolo da scrivere, un disegno da realizzare. »
(Bruno Caruso )
« A Palermo, le mete erano la libreria Ciuni e la libreria Flaccovio. [...] Fausto Flaccovio mi accoglieva con un sorriso luminoso. Era di straordinaria affabilità, ma venata, mi sembrava, di sottile ironia. E come non averne, di ironia, nei confronti di quel giovane, impacciato paesano che io ero, “aspro e vorace”, che lo investiva di domande, che voleva sapere dei libri, di tutti i libri, che sceglieva e di cui riempiva la borsa per correre poi affannato verso la stazione? Da Flaccovio convergeva tutta l'intellettualità palermitana. Ricordo un signore corpulento, fosco, serioso, che Fausto chiamava principe. Appresi poi che era lui, Lampedusa, che ogni giorno compiva, come il joyceano Leopold Bloom a Dublino, la traversata di Palermo, dopo avere sostato a lungo nel "pub", ossia Pasticceria del Massimo, e quindi alla libreria Flaccovio. Che civiltà, allora, che cultura, e che uomini d'ingegno. Sembra che dal tempo di Fausto Flaccovio siano passati secoli, tanto il mondo sembra oggi mutato, a Palermo e dappertutto. »
(Vincenzo Consolo )
« Salvatore Fausto Flaccovio faceva cultura. Era la cultura in una Sicilia dove da tempo sembra che più nulla si crea e tutto si distrugga. La sua era una lotta permanente per sconfiggere questa maledizione. Se non altro per questa sua attiva speranza egli deve restare per noi tutti un modello di comportamenti intellettuali e civili. »
(Antonino Buttitta )
« Flaccovio - in tutta la sua vita - non conobbe quasi mai il bene delle ferie. Non voleva mai abbandonare il timone della sua nave dei sogni. Il che può essere troppo. Lo è. Ma era il suo modo di resistere al beato bighellonaggio o alle feste dell'incoscienza che spesso si celebrano a Palermo. Egli temeva che lasciare la sua nave in porto significasse esporla alla deriva, offrirla agli innumerevoli corsari dello scetticismo e del cinismo che popolavano la città, tutta intenta ad arraffare il più possibile senza rischiare nulla. Tranne, eventualmente, la morte. »
(Michele Perriera )

Note

Bibliografia

Voci correlate

  • Flaccovio Editore
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