Giuseppe Ugolini
Quick Facts
Biography
Giuseppe Ugolini (Torgiano, 19 marzo 1885 – Milano, 23 giugno 1920) è stato un brigadiere dei Carabinieri della Legione di Milano, insignito di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.
Biografia
Il 22 giugno 1920, al termine di un comizio tenuto dall'anarchico Errico Malatesta all'Arena di Milano manifestanti anarchici si diressero in corteo lungo le strade di Milano devastando negozi e lanciando sassi. Il corteo non autorizzato fu bloccato dalla Polizia e sciolto con la forza. Negli scontri che seguirono furono uccisi sei manifestanti. La sera stessa i capi anarchici proclamarono lo sciopero generale.
Il giorno dopo i militanti anarchici procedettero in Piazzale Loreto a bloccare tutti i mezzi di trasporto. Il brigadiere Giuseppe Ugolini, mentre si trovava a bordo di un tram in corso Buenos Aires fu intercettato da circa duecento manifestanti anarchici. A Ugolini, trovato in possesso della sua arma di ordinanza, fu intimato di consegnarla ai manifestanti. Ugolini si rifiutò categoricamente, così i militanti anarchici cercarono di impossessarsi dell'arma con la forza. Ugolini, pur ferito da colpi di rivoltella e da una coltellata al volto, sceso dal tram tentò di difendersi anche con il moschetto abbattendo due aggressori (l'operaio Alfredo Cappelli e l'ex guardia di finanza Francesco Bonini) e ferendone tre. Subito dopo, raggiunto dalla folla fu linciato.
Ricoverato all'ospedale militare che si trovava allora presso Sant'Ambrogio, spirò poche ore dopo. L'autopisa stabilì, fra le altre cose, che la ferocia degli assassini li aveva spinti ad amputare quattro dita dell'Ugolini per sottrargli gli anelli che indossava.
Con un Motu proprio il Re lo insignì della medaglia d'oro alla memoria.
Onorificenze
Medaglia d'oro al valor militare | |
«In un giorno di grave perturbamento dell'ordine pubblico, fatto segno all'aggressione di un forte nucleo di malviventi, mentre si trasferiva da solo al posto ove era stato comandato, respinse con fierezza, sebbene gravemente ferito al viso e bersagliato da numerosi colpi di rivoltella, l'ingiuriosa imposizione di cedere le armi. Nella tragica lotta che ne seguì si difese eroicamente, riuscendo ad atterrare cinque dei suoi aggressori, finché, ripetutamente colpito, cadde esanime e del suo corpo l'insano furore degli avversari fece brutale scempio. Col proprio sacrificio, segnò una pagina di superbo valore, un incancellabile esempio per la scuola del dovere.» — Milano, 23 giugno 1920 |
Note
Voci correlate
- Biennio rosso in Italia