Domenico Valter Rizzo
Quick Facts
Biography
Domenico Valter Rizzo (1959) è un giornalista e scrittore italiano.
Biografia
Nato in Sicilia, nel 1959, si è formato professionalmente a L'Ora di Palermo, alla Gazzetta del Sud e poi all'emittente locale Telecolor, per la quale realizza il servizio giornalistico I bambini i Caltagirone, che documenta un laboratorio abusivo di lavoratori minorenni sottopagati nel centro città. Ha inoltre lavorato, sempre dalla Sicilia, per il periodico La Città Futura e per il quotidiano l'Unità per il quale ha seguito i più acclamati fatti di cronaca negli anni novanta. Ha collaborato a lungo con la redazione di Michele Santoro e con Carlo Lucarelli. Il suo impegno professionale è stato concentrato in larga parte sui temi legati alla criminalità organizzata. Ha infatti seguito sia per Telecolor che per l'Unità le stragi del 1992-1993 e quindi le relative indagini. I suoi articoli sono stati tra i primi a mettere in discussione la credibilità del falso pentito Vincenzo Scarantino.
I suoi articoli sul quotidiano L'Ora fanno scoppiare il cosiddetto caso Viale Africa che apre a Catania la stagione di Tangentopoli coinvolgendo i più importanti imprenditori catanesi del tempo e il vertice della politica siciliana.Nel 1994, insieme ad Alfio Sciacca e Nicola Savoca, pubblica il volumeIl Governo della mafia che, basandosi su atti giudiziari, ricostruisce la storia di Cosa Nostra a Catania.
Nel 2000 Michele Santoro lo chiama a far parte della redazione centrale del suo programma Circus / Sciuscià e inizia la sua attività di autore televisivo. Successivamente entra a far parte di Rai News 24, allora diretta da Roberto Morrione, e qui si occupa di esteri e in particolare di seguire il conflitto in Afghanistan e le vicende legate al terrorismo internazionale.
Rientrato in Sicilia, realizza il documentario Acquamara con il quale vince prima il Premio Cronista e quindi il Premio Ilaria Alpi.
Nel 2001 pubblica Il Bluff - viaggio nell'Italia del lavoro flessibile,un libro che racconta per la prima volta l'Italia del lavoro precario.
Nel 2006, l'imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo, dopo aver fondato l'agenzia Ad, impone alla redazione e al sindacato di Telecolor la propria linea editoriale, nella quale si riserva di gestire personalmente i casi più "delicati" e di lasciare all'emittente i servizi residuali. A seguito del loro rifiuto, Rizzo e altri cinque colleghi vengono licenziati in tronco da Ciancio.
Questa vicenda vede la decapitazione di un gruppo di lavoro che risultava scomodo per gli interessi dell'editore, che anni dopo sarà inquisito per concorso esterno in associazione mafiosa, e che avrà un seguito giudiziario che si concluderà con la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione che da ragione ai giornalisti licenziati illegittimamente.
Nel frattempo Rizzo lascia la Sicilia dove, a causa del monopolio di Ciancio sui mezzi di informazione, non può più lavorare e si trasferisce definitivamente a Roma, dove torna con Santoro alla redazione di Annozero, poi a Chi l'ha visto e infine a La vita in diretta.
Nel 2009 realizza il documentario Turisti per forza che racconta l'odissea delle coppie portatrici di malattie genetiche costrette a recarsi al'estero per sfuggire ai divieti imposti dalla Legge 40. L'anno successivo inaugura il proprio blog sul sito de il Fatto Quotidiano.
Nel 2011 pubblica il libro Nessuna pietà per Pasolini, in collaborazione con Simona Ruffini e l'avvocato Stefano Maccioni, legale di un cugino dello scrittore. Il volume collega la morte di Pasolini ad ambienti dell'estrema destra catanese e raccoglie tutti gli elementi, parzialmente recuperati dagli autori, che nel 2014 porteranno alla riapertura delle indagini.
È stato uno dei primi firmatari del comunicato di solidarietà al collega e giornalista siciliano Antonio Condorelli, oggetto nel 2011 di una campagna mediatica denigratoria nella stampa catanese, di minacce mafiose e di una "tutela" assegnatagli dalle forze dell'Ordine.