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Augusta Rasponi del Sale

Augusta Rasponi del Sale

The basics

Quick Facts

Places
Gender
Female
Place of birth
Ravenna, Province of Ravenna, Emilia-Romagna, Italy
Death
Place of death
Ravenna, Province of Ravenna, Emilia-Romagna, Italy
Age
77 years
The details (from wikipedia)

Biography

Augusta Rasponi del Sale (Ravenna, 16 novembre 1864 – Ravenna, 1942) è stata un'artista italiana.

Biografia

Augusta nasce a Ravenna il 16 novembre 1864 dal conte Lucio Rasponi del Sale, discendente di un ramo della famiglia Rasponi, profondamente inserita nella storia ravennate dopo la caduta dei Polentani e da Amelina Campana, bolognese. Vive l'infanzia in allegria, figlia unica, circondata dall'affetto dei suoi cari nel palazzo Rasponi, all'angolo fra Piazza Vittorio Emanuele (ora Piazza del Popolo) e la via XIII Giugno (ora Via Serafino Ferruzzi). Fin da piccola manifesta uno spiccato interesse per il disegno, nonostante la madre la spinga verso altre forme di arte e per i bambini, si dice che li invitasse nella sua cameretta, “di nascosto ai grandi”, raccontando affascinanti fiabe e conquistandoli con la sua dialettica. Dimostra molto presto una personalità frizzante, garbatamente polemica, brillante e gioiosa. Eccezionale per quei tempi ed per quell'ambiente. Riceve un'ottima formazione, studia a Firenze e per un periodo vive a Roma. Acquisisce la conoscenza delle lingue ed ha una ottima padronanza del francese e dell'inglese, tanto da tradurre le Novelle della Jungla di Kipling e altri testi di letteratura per l'infanzia. Ha amici e amiche importanti, la Contessa Nie Rasponi, Gabriella Rasponi Spalletti, la Contessa Lovatelli, la Signora Rava, la Contessa Maria Pasolini dall'Onda, la Contessa Angelica Rasponi, Antonia Suardi, Maria Rizzi, Cesira Calzati, Paola Lombroso Carrara, Augusta Reggiani Banfi, tutte donne intelligenti, dotte, letterate sensibili ed impegnate in azioni sociali ed umanitarie. Le frequenta nei salotti dell'aristocrazia, dove cresce, dimostrandosi ben presto una geniale anticonformista con uno spiccato senso dell'umorismo. Viene presentata alla regina Margherita come si conviene ad una donna del suo rango, ma è maldestra e l'amica che l'accompagna l'apostrofa dicendo: «Sei proprio un'oca!». Chiunque al suo posto avrebbe reagito negativamente ad una simile esclamazione, ma Augusta no, lungi dal sentirsi offesa, accetta la provocazione e trae invece lo spunto per iniziare ad utilizzare “simpaticamente” la battuta dell'amica. Come? Iniziando, da quel momento a disegnarsi metà oca - metà donna ed in questa nuova simpatica veste, esprime se stessa in chiave originale, buffa, accattivante, assolutamente singolare. L'oca metà donna diventa la sua icona autobiografica per esprimere emozioni, stati d'animo, difficoltà personali, dubbi, preoccupazioni. Attraverso questa raffigurazione di sé fa emergere la sua apprensione per il suo cagionevole stato di salute, le sue aspirazioni oppure le difficoltà che incontra ad aiutare i bambini. Attraverso il personaggio racconta se stessa e dimostra così, in modo lieve e delicato, di dissociarsi dai pregiudizi che accomunano la donna all'oca in un'interpretazione spesso intesa solo negativamente ma l'oca la collega soprattutto alle oche romane, sacre a Giunone che salvarono il Campidoglio dai Galli di Brenno nel 390 a.C..

Il “vice calendario di Gugù” e l'”Inconcludenza di Gugù”, dedicati alle sue amiche, contesse, “madrine dei suoi bambinelli di carta” sono, fra le sue opere, quelle che meglio documentano la sua volontà di esprimersi simbolicamente attraverso il personaggio “oca - metà donna”. La sua popolarità e il suo talento sono già noti negli ultimi anni dell'Ottocento, e un articolo di Alfonso Rubbiani di inizio 1900 ne è la prova. Probabilmente pubblicato sul Resto del Carlino, con il titolo “Un disegno di Gugù per strenna”, l'articolo, arrivato a noi grazie a Carlo Piancastelli, straordinario conservatore della memoria e delle tradizioni della Romagna, così si esprime: “solitaria gentile novità d'arte è una signora di Ravenna che ormai per tutto, forse prima che in patria, è nota col pseudonimo di Gugù. A Londra e in Germania stampano gli schizzi di Gugù, e Robert de la Sizeranne nella Revue des deux mondes quanto prima dirà di Lei e della sua arte, venuta su dal cuore, senza maestri…” Gioverà ricordare che Alfonso Rubbiani, del quale la città di Bologna nel 2013 ha commemorato il centenario della morte, era a quel tempo l'artefice di progetti di restauro di palazzi e beni architettonici bolognesi; che gli scritti di estetica e sull'arte di Robert de la Sizeranne vengono ancora ripubblicati al giorno d'oggi; che la Revue des deux mondes, fondata nel 1829, è tuttora una prestigiosa rivista.

Non sfuggirà la rilevanza dell'affermazione di Rubbiani: ci dimostra che le doti artistiche di Gugù, apprezzate da esperti del tempo, erano conosciute oltre i nostri confini. Anche in Germania, informazione, quest'ultima, di cui non avevamo in precedenza alcuna consapevolezza, mentre sappiamo con certezza che Gugù ha illustrato libri pubblicati in Francia (L'histoire du Prince Muguet) e in Inghilterra (Mother duck's children).

Rubbiani pone anche l'accento sull'approfondita conoscenza di Augusta della psicologia infantile che riesce a far trasparire nei suoi disegni e sul suo smisurato amore per l'infanzia proseguendo…” Gugù è tutta la vita dei bambini portata nell'arte. Gugù si è fatta piccola coi piccoli, per rivelare con una piccola forma originale d'arte la psicologia infantile. Tutti i sorrisi, tutti i pianti, gli amori, le tragedie di quel mondo minuscolo essa sa e disegna”.

Arrivato a noi come sua prima pubblicazione scritta ed illustrata, è il “Calendario di Gugù”, edito nel 1889 dalle Arti grafiche di Bergamo, un libro piccolissimo nel quale ogni consiglio alle mamme viene opportunamente illustrato e che Paola Pallottino indica come nursery déco. Si firmava con il suo pseudonimo, Gugù, che pare fosse il diminutivo attribuitole in famiglia, addirittura una storpiatura del suo nome, che da Augusta, diventa Gugù. A quel primo “calendario” seguiranno altre pubblicazioni, nelle quali alterna opere proprie a svariati contributi di illustratrice e in ognuna di queste traspare chiaramente il suo interesse per i bambini, il suo delicato buon gusto e la sua abilità di disegnatrice dotata di un raffinato ed elegante tratto. Collabora con alcune riviste per ragazzi di quei tempi, il «Giornalino della domenica» (Firenze) è una di queste, al quale offre il suo appoggio negli anni dal 1909 al 1911. Utilizza sempre il suo pseudonimo Gugù, e vi scrive, le Lettere di Gugù a Beppino, apparse a puntate tra il febbraio 1910 e l'aprile 1911 e realizza anche una copertina, intitolata “Alba rosea”. Interessante è il carteggio conservato nella biblioteca di Storia del Risorgimento di Roma, che intercorre fra lei e l'editore, Luigi Bertelli in arte Vamba, nel quale si coglie la soddisfazione di Gugù per un”'Album” così lei lo chiama da lei realizzato, scrivendo:-“L'Album arrivò mentre avevo la febbre: mercé sua passai una divertentissima giornata me lo tengo sempre vicino. È una delizia! Peccato la copertina stampandola abbia scurito quei cari visini più deliziosi ancora dell'Album.” Coopera anche al «Corriere dei piccoli» (Milano) dal 1909 al 1910 con l'amica Paola Lombroso Carrara, anch'essa apprezzata scrittrice e con ”l'Italia” (Torino) offrendo il suo contributo per l'anno 1912. Dimostra la sua grande attenzione all'infanzia, rivolta a promuovere il miglioramento delle condizioni di vita dei bimbi dell'epoca, ponendo l'accento sulla loro vita quotidiana, una vita, fino a quel momento, invisibile, poco considerata, poco rispettata. È lontano il tempo in cui saranno sanciti i diritti dei bambini, ma i suoi disegni e le sue statistiche pongono l'accento sulle necessità dei bambini e le sue ricerche rappresentano un'importante opera di persuasione e di informazione sulle migliori pratiche da seguire. Nella convinzione che i bambini, fin da molto piccoli, abbiano bisogno di essere accuditi in modo molto diverso dalla tradizione dell'epoca, suggerisce - anche per combattere l'altissima mortalità infantile - a tutte le madri, povere o ricche, di abbandonare le consuetudini del baliatico, delle fasce, di curare personalmente ed amorevolmente i propri piccoli allattandoli al seno. E lo fa affidando non solo alle sue parole, ma anche ai suoi disegni, il compito di comunicare la necessità di riconoscere ai bambini uno sguardo e un'attenzione diversi, perché il suo sguardo era capace di cogliere la verità antropologica, psicologica, anatomica dei bambini, e la sua penna capace di rappresentare iconograficamente le loro condizioni di vita. Gugù esprime un pensiero pedagogico attento e intelligente e propone strumenti di allevamento innovativi. Il libro “La mia statistica: piccolo studio sull'allevamento dei bambini”, ne è l'emblema. Attraverso questa statistica, persegue l'obiettivo di richiamare l'attenzione della società dell'epoca verso i diritti dei bambini, e lo fa in modo estremamente innovativo, aiutata in questo dalla sua grande attenzione al reale, che la rende estremamente intuiva. Dimostra di essere aperta al nuovo tanto che per documentare le sue statistiche utilizza le fotografie altra sua passione oltre al disegno e la penna stilografica. Atra “genialità” che le si può attribuire è la grande lungimiranza comunicativa che esprime attraverso la proposta di testi ad hoc, adatti ai vari ceti sociali, al tempo ancora molto definiti. Tutto ciò che fa la coinvolge in prima persona, dirige l'Opera dei figli dei carcerati, diventa membro del Comitato provinciale per la protezione della giovane, assume la carica di patronessa dell'ONMI e collabora spesso con enti nazionali. Comprende l'importanza che una ricca rete interistituzionale può offrire per aiutare tutti i piccoli ed in particolare i più bisognosi, e per questo inizia a collaborare anche con i medici e con gli istituti scolastici. A dimostrare questa sua attività, la Scuola primaria Mordani di Ravenna ha conservato fotografie che la ritraggono mentre distribuisce l'olio di fegato di merluzzo ai giovani studenti. Nel 1915 scrive ed illustra il libro, che sancisce il suo sodalizio con i pediatri dell'epoca, “Alla conquista della salute” che viene premiato come unico lavoro al primo concorso indetto dalla associazione dei medici scolastici italiani. Durante la guerra del 1915 -1918 la vediamo partecipare, sempre in prima persona, in veste di crocerossina curando negli ospedali militari i feriti portando sempre aiuto e parole di conforto.

Sono centinaia e centinaia i bambini bisognosi, malati, in difficoltà, orfani e handicappati, dei quali si fa carico, cercando per loro un adeguato inserimento in strutture idonee, non abbandonandoli mai, ma continuando a monitorarne i progressi. A questo scopo le viene assegnata una tessera di terza classe dalle nazionali ferrovie dello Stato che le consente di potersi muovere agevolmente sul territorio con i suoi piccoli protetti. Dopo la morte dei genitori, si trasferisce dal palazzo nella principale piazza della città, dove è nata, in via Massimo D'Azeglio e prendersi cura dei bambini diventa la sua principale occupazione. Nel 1938 le viene assegnato il premio “Notte di Natale” per la bontà. I giornalisti dell'epoca ne parlano, ed escono molti articoli su diverse testate nazionali. Il giornalista del “Corriere padano” Luigi Solmazzi, il 29 dicembre del 1938 scrive: ….“La giovane, avvenente patrizia, che la contessa Pasolini sua conterranea introdusse a Corte e accompagnò al cospetto della Regina Margherita di Savoia, è la viaggiatrice instancabile delle “terze classi”, vigile scorta di tutte le miserie e di tutti i dolori che la bufera della vita travolge. Senza posa la “Contessa Gugù” passa, umile sotto il peso della sua immensa generosità, nell'ombra, perché nessuno la veda, e la ringrazi dell'esempio incomparabile di bontà che offre al prossimo suo. Dall'ombra la tratta all'improvviso, a sua insaputa, la segnalazione del premio assegnatole la notte di Natale. Non protesterà forse, perché cinquemila lire da spendere per i poveri sono una bella sommetta. Ma il premio più ambito la “Contessa Gugù” lo riceve a ogni tappa del suo apostolato: nelle benedizioni che infiorano il penoso cammino; nella gioia di assolvere il suo compito di carità senza orpelli…”. Quattro anni dopo, sabato 11 ottobre del 1942 dopo aver trascorso, inferma, a causa di una trombosi, l'ultimo periodo della sua vita, Augusta – Gugù si spegne, assistita amorevolmente dalla governante, nella casa di via Massimo D'Azeglio. I giornali scrivono: “…chiude la sua vita terrena la contessa Augusta Rasponi del Sale….” Il periodico «il Romagnolo», nel numero del 16 ottobre, ne dava notizia ai lettori scrivendo: — Lunedì mattina, dopo un ufficio funebre nella chiesa dei Cappuccini, su di un carro di terza classe, le spoglie della contessa Augusta Rasponi sono state trasportate al cimitero urbano. Apriva il breve corteo un gruppo di bimbi dell'Infanzia Abbandonata, vicini alla grande amica anche nell'ultimo viaggio...». Arnaldo Fraccaroli scrive… “Ho avuto occasione di conoscerla personalmente a seguito anche di numerosi incontri per motivi d'ufficio quando ero segretario del Comitato comunale dell 'O.N.M.I. Colgo pertanto l'occasione di detto anniversario per ricordare questa meravigliosa figura di donna ravennate. Una di quelle creature che noi credenti possiamo pensare che siano state inviate da Dio sulla terra come un modello vivo ed operante dello spirito che anima il Vangelo.” Ravenna le ha dedicato una via nell'ultimo dopoguerra nel quartiere San Biagio, un nido d'infanzia, una parco pubblico, ma sicuramente si può affermare che è giunta a noi grazie alla puntuale ricerca riportata nel libro “Gugù, migliaia di bambini nella mente” che Mirca Modoni Georgiou, pedagogista della Pubblica Istruzione del Comune di Ravenna, ha pubblicato nel 1986. In occasione del 150º anno dalla nascita di Augusta – Gugù – l'Oca è stato ristampato dall'editore Capit. …dal testamento di Gugù… "Dio benedica l'Italia e l'umanità tutta che aspiri e lavori all'avvento del regno di Cristo, regno di verità, giustizia e bontà!" Augusta Rasponi fu Lucio

Bibliografia

  • 1899 Calendario di Gugù

Il primo calendario di cui si ha traccia è dell'anno 1899, uscito a Bergamo presso l'Istituto italiano di arti grafiche: ne viene annunciata la pubblicazione sulla rivista Emporium, nel n. 48 di dicembre 1898. Successivi Calendari di cui si ha riscontro: 1904. Il Calendario 1904 sembra essere identico, nel contenuto, ad un altro documento dal titolo Rosee pagine di Gugù, pubblicato a Roma da Danesi nel 1904. Quest'ultimo titolo, che non si riscontra in alcuna biblioteca italiana, risulta essere posseduto dalla sola biblioteca dell'Università di Aberdeen in Scozia.

  • 1905 - 1909 - La tavolozza di Gugù - calendario

1900 Mother duck's children. Londra, Heinemann. L'edizione originale del 1900 non risulta essere presente nelle biblioteche italiane. Al contrario è posseduta nel Regno Unito presso l'Università di Cambridge, Oxford, alla Biblioteca nazionale scozzese, alla Biblioteca del Victoria & Albert museum, negli Stati uniti presso diverse biblioteche ed in Canada precisamente a Toronto presso Public Library. Si trovano annunci della pubblicazione del volume in diversi periodici dell'epoca, persino in Australia. Il libro è stato oggetto di ristampa anastatica nel 2007 a Milano - I libri del vivaio-

  • 1900 Inconcludenza di Gugù - Ravenna, editore non determinato.
  • 1904 Abecedario di Gugù. Firenze, Alinari.
  • 1910 Vice calendario di Gugù. Bologna, Zanichelli e Milano, Alfieri & Lacroix.
  • 1914 La mia statistica, piccolo studio sull'allevamento dei bambini. Bologna, Stabilimento poligrafico Emiliano
  • 1915 Alla conquista della salute. Milano, Cogliati,

premiato come unico lavoro al primo concorso indetto dalla Associazione dei medici scolastici italiani.

OPERE ILLUSTRATE DA GUGÙ

1900 Augusta Reggiani Banfi, con lo pseudonimo Anna, Mondo infantile: scene dal vero. Milano, Hoepli.

1900 Paul Bilhaud, La mère l'oie. Parigi, Hachette.

1900 Charles Moreau-Vauthier, Tur-Lu-Ri. Parigi, Hachette, primi anni del ‘900. Ristampa anastatica: Milano, I libri del vivaio, 2008

1900 Lina Schwarz, Ancora!. Milano, Bietti. La pubblicazione è stata annunciata nella rivista: North american review nel gennaio del 1900

1901 Jacques Jacquin, La belle histoire du Prince Muguet. Parigi, Hachette, data probabile 1901 Ristampa anastatica: Milano, I libri del vivaio, 2009

1910 Maso Bisi, Il libro delle oche. Firenze, Bemporad,. Ristampa anastatica: Milano, I libri del vivaio, 2012.

1910 Lina Schwarz, Ancora!: un altro libro dei bimbi. Milano, Cogliati.

1912 Edith Hirons, Le meraviglie di Fata Natura. Firenze, Bemporad, data probabile.

1914 Luisa Cittadella Vigodarzere, Aracne. Milano, R. Sandron.

1914 Luisa Cittadella Vigodarzere, Camaleonte. Milano, R. Sandron.

1914 Luisa Cittadella Vigodarzere, Le memorie di un cane bassotto. Milano, R. Sandron.

1914 Luisa Cittadella Vigodarzere, Remora. Milano, R. Sandron.

1914 Luisa Cittadella Vigodarzere, Sepia e delfino. Milano, R. Sandron.

1914 Luisa Cittadella Vigodarzere, Smeraldina. Milano, R. Sandron.

1925 Dedè Dore Pintòr, Dai ricordi di una bambina. Torino, Paravia.

1935 Lina Schwarz, Ancora…e poi basta!. Milano, Bietti, 1935. Il volume ha visto numerose riedizioni presso l'editore Bietti negli anni dal 1940 al 1960. La sesta edizione del 1946, riveduta, ampliata e con 136 disegni originali di Gugù, è stata ripubblicata nel 2010, a Milano presso l'editore Hoepli.

1983 Il naso di Pinocchio: 33 poesie per guardare meglio nel mondo dell'infanzia. Ravenna, Cooperativa Guidarello, 1983. Per questo libro sono state utilizzate illustrazioni di Gugù.

2012 Maria Grazia Caccia, Gugù storia di Gugù narrata ai bambini ed illustrata da lei stessa. Testo di Maria Enrica Carbognin disegni colorati da Maria Giovanna Antoniacci. Per questo libro sono state utilizzate illustrazioni di Gugù.

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